mercoledì 27 novembre 2013

Random thoughts.


« Io non sapevo cosa mi stesse succedendo, e all'improvviso mi resi conto che si trattava solo della Bloom che stavamo fumando; Tulio ne aveva comprata un po' a Las Rosas. Mi faceva credere che tutto stesse per succedere: il momento in cui si capisce che tutto, tutto è deciso per sempre. »


mercoledì 13 novembre 2013

In vena.

Richleaf, Maracay - Tartagal, 2508

Il cucchiaio è colmo, fino all'orlo - bollente la fiamma sotto il metallo.

« Muoviti chica, muoviti che non ce la faccio più. »

Le mani tremano - cazzo non cadere ti prego che devo ricominciare -, il fiato è grosso e le pupille minuscole. Spilli neri in un mare verde, torbido e umido, almeno il doppio rispetto alle labbra, arse dalla sete - dalla fame di droga.
La switch si scioglie in un cucchiaio da minestra; ciò che viene dopo è automatismo consumato, ossessivo e pulito. Stringere con i denti una stringa al braccio, stipare ciò che si è sciolto in una siringa già usata un paio di volte, stringere il pugno, picchiettare la pelle per trovare la vena - un fiume blu scuro su carta velina bianca.
Tulio è sempre stato un egoista del cazzo.

« Lasciamene un po', stronzo. »

Lui ride, se ne spara metà dose senza neanche guardarla, gli occhi chiari aggrappati all'ago affondato nell'incavo del gomito - ennesimo buco in un cimitero di perdizione.

« Vacci piano Jor, che non ci sei abituata. »
« Ma mi serve. » ansima, un respiro spezzato. « Ne ho bisogno. »

E si odia, in quel momento. In quella catapecchia che definiscono casa, una delle tante casette brulicanti nei vicoli di Tartagal; si odia su quel pavimento lurido, sprofondata in una sedia di paglia sfondata, gambe larghe e mani intrecciate sulla bocca. Il ginocchio destro non sembra riuscire a stare fermo, neanche un secondo, e il tallone scalzo rimbalza su e giù sulla terra battuta.
Odia il riflesso di se stessa in quel fottuto cucchiaio da minestra - arruffata, magra, selvatica. Così diversa dall'adolescente scontrosa che correva sulla spiaggia di Thyatira per cercare conchiglie, prima che un gruppo di ragazzini - la cattiveria dei bambini - la facesse scappare.

« Fattela, cariña. »

La voce di Tulio è confusa, pastosa. Bollente quanto la sua mano che le afferra il polso per piazzarle in mano la siringa.

« Piano, entra piano. Altrimenti sballi troppo. »

Jordan non l'ascolta più, non appena l'ago morde la pelle - stringi picchietta trova la vena.
Tutto quello che stava pensando prima - le conchiglie, sua madre, la sabbia sotto i piedi - sparisce nel premere lo stantuffo e iniettarsi la switch dritta in vena, senza esitare - mi serve, ne ho bisogno.
Tutti i sogni che aveva, che prima sembravano tanto grigi e spenti, ritornano brillanti e luminosi nel sudore freddo che comincia ad imperlarle la fronte. Guarda Tulio e le sembra di nuovo l'affascinate giovanotto che l'ha rimorchiata in un bar, non il tossico violento che ha cominciato ad accennarle l'ipotesi di far marchette pur di avere soldi. Guarda le pareti della catapecchia e tornano colorate, senza crepe, tutte intatte.
Sorride persa, euforica - strafatta.

« Scopami. »

E il ragazzo seduto sul letto davanti a lei - perso almeno quanto lei - non se lo fa ripetere.

~
Richleaf, Maracay - Las Rosas, 2515

Jesse le ha strappato la droga di mano.
L'ha guardato farsi una dose la notte prima, in un silenzio sbronzo - spaventato. Ci ha letto, in quegli occhi neri, la stessa silenziosa disperazione - autodistruzione - che aveva Tulio.
Che aveva lei.
Lo sguardo che le ha spinto addosso aveva la selvatica rabbia di un lupo con qualcuno del suo branco - tocca le mie cose di nuovo e finisci male.
Lei ha agitato la coda avanti e indietro, diffidente, le orecchie premute sul capo - sottomessa, 'ché la sua natura servile fatica a farsi da parte.
Se n'è andata senza più voltarsi indietro, da quel bordello - Casa Cruz, Las Rosas - in cui è andata a ripescarlo - passerà dei guai, per ciò che ha origliato e non doveva dire.

« Non è salvando lui che salverai Tulio, Jay. »

La voce del padrone le rotola tra un pensiero e l'altro, ammassata assieme ad altre anime nello spazioporto di Richleaf. Voli cancellati, navi bloccate, controlli e perquisizioni - niente stranieri, niente passaggi, nessuno lascia il Pianeta.
Il conflitto tra Confederati e Alleati sta dilaniando Polaris, pezzo dopo pezzo - come i tamburi a guerra dentro di lei.
Pagherà - o minaccerà - qualcuno per imbarcarsi sulla prima nave per Bullfinch, per tornare alla vita reale e alla missione - alla Famiglia.
E' salendo l'airlock di un Wyoming arrugginito che nuovamente la voce di Joe Black la fa giungere ad una conclusione che vorrebbe non aver mai compreso: che forse non sta cercando di salvare Tulio. Forse - sottovoce - sta cercando quella Jordan di diciotto anni che aveva smarrito se stessa nella brulicante Maracay.
Forse - bisbigliando - sta cercando di salvarsi da sola.
Come se il passato si potesse cancellare.