venerdì 28 novembre 2014

Rapsodia in bianco.

Le lenzuola sono stropicciate, arate dalle unghie di chi vi si è rotolato fino a poco prima.
Fuckin' Princess Charming.
Il metallo della scrivania è freddo - gelido - sotto la sua schiena sfregiata, ma le mani che le stanno imprimendo a fuoco la pelle sono roventi, almeno quanto le minacce di poco prima.
Ti insegno io a scoparti una puttanella qualunque.
Il palo di legno, nella carne di Easton, si è infilato quasi fosse burro - lo scrocchio della cassa toracica, della spina dorsale, alle volte le solletica l'orecchio. Di notte, quando sopprime i fantasmi di chi non sa nemmeno il suo nome ma l'ha guardata negli occhi prima di morire.
Impalatelo.
Il bavero della camicia a scacchi, serrato tra le dita - nocche bianche per la rabbia - è ruvido almeno quanto lo strattone che lo lascia andare, stazzonato. Disgustato.
Fox - il sibilo che le azzanna i nervi, ogni volta.
Che sia in accento meilita o buller, la frustrazione è la stessa, soffocante e vischiosa.
Gli occhi di colui - colei? - che la osserva da un lettino dell'infermeria parlano di una rassegnazione che lei conosce bene, senza l'amarezza che ha avvelenato la sua anima da quella notte su St. Andrew - troppi anni fa. Avrebbe voluto strappare l'arrendevolezza placida - fastidiosa - direttamente dai polmoni di Garcia, quella consapevolezza che qualcosa - Qualcuno - adesso è in pace, perché la fede l'ha riportato sulla giusta strada.
La rotta di Hall Point, nello spazio buio e silenzioso, è lastricata di polvere bianca - polvere nera polvere gialla pilloline e fialette - e cadaveri, che lei ammonticchia uno dopo l'altro, proiettile dopo proiettile, anima dopo anima.
Jordan Fox, la moralità, l'ha smarrita ormai troppe vite fa.


Vieni a fare un giro dentro di me 
o questo fuoco si consumerà da sé.