Whitmon, Ilida, luglio 2516
Il sole brucia la pelle candida, un sole a cui non era più abituata - lentiggini brune su pelle ambrata.
Jordan Fox lavora - schiena curva e mani rovinate. Annoda fili, rammenda reti, pulisce barche.
Non è Thyatira, troppi bisbigli, troppi volti; Ilida è un paesello arroccato nell'isoletta a fianco: più brullo, più povero, più assolato.
Jordan vorrebbe smettere di pensare - un brusio continuo e persistente - e ascoltare solo gli strilli dei gabbiani che reclamano la loro parte - gambe a penzoloni oltre le assi del molo.
Infila gira annoda.
Infila gira annoda, ancora.
Lo sguardo è perso sulle onde dello sterminato mare che copre tutto Whitmon, come un mantello blu scuro, e si chiede silenziosamente cosa succederebbe se prendesse una barca e semplicemente sparisse, prendesse il largo senza più tornare indietro.
Il primo nodo che termina - o il ventesimo, ha perso il conto - lo regala a Wolf.
Lars Wolfwood a cui ha tirato un pugno - ti odio ti odio ti odio -, Lars che l'ha ceduta senza neanche avvisarla, Lars che afferma la falsità della sua obbedienza - del suo affetto.
Le sue nocche, quelle stesse nocche spelate che maneggiano la ruvida rete incrostata di salsedine, si sono schiantate contro le sue ossa - e contro quelle di Serafel.
« Voglio solo che smetta tutto questo. »
Anch'io, urla silenziosamente Jordan Fox, anch'io voglio che smetta tutto quanto.
Si sveglia la notte - spartana cuccetta, stanza in affitto vicino al porto - e urla, urla senza neanche accorgersene, finché uno dei coinquilini non lancia una scarpa contro la porta e le sbraita di smettere, 'che se ha problemi vada da uno strizzacervelli e lasci dormire loro.
Il secondo nodo - stretto stretto - è per Lucifero.
Ezra Crane che la disprezza, Ezra che la guarda con sufficienza, rabbia, supponenza. Che le ha permesso di scegliere la sua punizione, una volta diventata sua proprietà, e le ha messo una pistola in mano. Si è sparata, per Lucifero, e l'arma si è rivelata scarica. Avrebbe voluto urlare di nuovo, invece si è ritrovata carponi sul pavimento a vomitare bile - la paura di una morte mancata che le ha rivoltato lo stomaco.
Il lapidario messaggio - minaccia - con cui l'ha liberata le ha gelato il sangue nelle vene.
Su Whitmon è nata Jordan Fox, venticinque anni fa. Senza collare.
Su Whitmon ci è tornata, quasi dieci anni dopo. Senza più un collare.
Quasi sempre.
Si sveglia la notte - spartana cuccetta, stanza in affitto vicino al porto - e urla, urla senza neanche accorgersene, finché uno dei coinquilini non lancia una scarpa contro la porta e le sbraita di smettere, 'che se ha problemi vada da uno strizzacervelli e lasci dormire loro.
Il secondo nodo - stretto stretto - è per Lucifero.
Ezra Crane che la disprezza, Ezra che la guarda con sufficienza, rabbia, supponenza. Che le ha permesso di scegliere la sua punizione, una volta diventata sua proprietà, e le ha messo una pistola in mano. Si è sparata, per Lucifero, e l'arma si è rivelata scarica. Avrebbe voluto urlare di nuovo, invece si è ritrovata carponi sul pavimento a vomitare bile - la paura di una morte mancata che le ha rivoltato lo stomaco.
Il lapidario messaggio - minaccia - con cui l'ha liberata le ha gelato il sangue nelle vene.
Su Whitmon è nata Jordan Fox, venticinque anni fa. Senza collare.
Su Whitmon ci è tornata, quasi dieci anni dopo. Senza più un collare.
The 'Verse, Skyplex Hall Point, Agosto 2516
Su ogni Skyplex, l'aria è riciclata; profuma di disinfettante - un vago retrogusto di limone - o forse è semplicemente lei che sta impazzendo del tutto.
Il suo alloggio su Hall Point è una stanza piuttosto piccola: un bagno, un letto, una scrivania.
Ha già incollato qualche disegno sulle pareti - metallo della Lattina -, non ha neanche disfatto i bagagli; ha una sacca di tela rovinata, vestiti appallottolati, due pistole.
La divisa dello Staff è appesa all'armadio a muro, minuscolo, 'che le hanno raccomandato di tenerla da conto, di non rovinarla. E Jordan, si sa, obbedisce.
Si sta rigirando tra le mani, assorta, un cerchietto di metallo levigato, sottile e leggero, eleganti incisioni dalla parte della chiusura - il nodo, il quarto nodo, per Daphne.
Daphne Kim che ha ordito trame alle sue spalle per comprarla, usando il suo terzo nodo - un collare spartano, di acciaio lucido, tondo -, Sharon Mackenzie. Daphne che l'ha scambiata come fosse un giocattolo, acquistandola senza neanche avere il coraggio di esporsi in prima persona e reclamandola alla Head dello Skyplex. Roba sua.
« Davvero non capisci, Jordan? »
No, davvero non capisce Jordan Fox perché la vita ha fatto i giri che ha fatto; perché ha rivisto Abigail - Catìra - dopo quasi otto anni, dall'ultima volta a Las Rosas. Abigail che l'ha guardata e le ha parlato di responsabilità, di prendersele e vivere davvero la vita. Abigail che non l'ha riconosciuta subito, che la ricordava coi capelli rosa e un sorriso vero, feroce - quando non era annebbiata dalla Switch.
Non capisce perché dal Bazaar - banco di Olson - e da Joe Black sia ritornata lì, dall'altra parte della barricata. E' come se la vita fosse andata troppo veloce - troppo in fretta, troppo dolore - e non le abbia chiesto il permesso prima di fermarsi.
Disorientata.
Jordan ha il collo nudo, in quella stanza, mentre silenziosamente riflette sul quarto padrone che le regala un collare - padroni diversi, gusti diversi.
Jordan pensa a Eddie - Shaw che non si fa più sentire, arrabbiato o semplicemente esasperato - e Virginie - bionda sirenetta a cui ha detto che sarebbe tornata e invece non l'ha fatto.
Quando non riesce più - non vuole più - a pensare perché le scoppia la testa, si infila il collare allacciandolo dietro la nuca in un fruscio definitivo.
Forse.
Con i suoi padroni, ultimamente, non c'è molto da star sicuri.