mercoledì 30 aprile 2014

Bones.

Chernenko.
In bocca a Jordan, l'aspro suono che dovrebbe avere quel cognome - figlia di Koroleva - suona molto più dolce, una sinfonia di vocali nel silenzio del Tempio di Hanshan.
Grani di ematite sgranati tra dita sottili, grilli e preghiere nel giardino silenzioso.
Il capriccio di strapparle quella mala di dosso e portarsela via, un guizzo dispettoso per uno sfizio casuale - il prezzo di volere qualcosa e non avere filtri, e il Rosso ne sa qualcosa.
Glissare negare non parlare.
L'ossario che secondo Elian nasconde Lars Wolfwood comprende di sicuro meno scheletri di quello della schiava - gli occhi di bronzo dei Buddha nella Sala dei Re Celesti la fissano senza vederla.
Jordan Fox non si sottrae al giudizio di nessuno, ma non sopporta quello della reporter che le sta davanti scalza e le impedisce di estrarre una pistola con la sua arma migliore: la lingua - parlantina che lei non avrà mai, da qua ad un milione di anni.
La tentazione - selvatica e predatoria - di seguirla fino a ovunque abiti per avere quel braccialetto.
Elian Chernenko crede di sapere chi sia il suo padrone - quella che mette insieme i pezzi -, ma anche se è certa di essere ad un passo dalla verità, nessuno può sapere davvero chi sia. Nessuno.
Guardare negli occhi di Wolf è fissare a lungo nel buio e attendere pazientemente una qualunque scintilla.
E lei, in numerosi sospiri, l'ha vista.


« Puoi mettere insieme tutti i pezzi che vuoi, farti tutte le ipotesi di questo 'Verse e affondarci fino al gomito in qualunque storia tu stia cercando, dolcezza. Si dice che chi alza troppo la testa dove non dovrebbe, rischia di vedersela tagliata via. »

« Se cadranno delle teste, Layla, di sicuro non sarà la mia. »



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