mercoledì 7 maggio 2014

Deep in the back of her mind.

Jordan chiude gli occhi e improvvisamente è di nuovo bambina.
Ha undici anni, un vestitino blu e le ginocchia sbucciate. E' la festa di Thyatira, le barche dei pescatori escono in processione, una dopo l'altra, sul vasto mare buio punteggiato dalla luce delle lanterne di carta. Quando sono al largo, guarda le luci librarsi leggere nell'aria fresca di una sera d'estate, un ringraziamento vecchio come il 'Verse ai primi Coloni, quelli sbarcati su Whitmon dopo il Terraforming, quelli che hanno cominciato a spargere casette come sassolini sulla terra brulla di quell'isoletta.
Nik, il solito Nik, l'ha spinta giù dai gradini lastricati che dalla piazza principale si tuffano per i vicoletti del paesino fino al molo di legno, unico porto dell'isola; l'ha spinta per arrivare primo, e solo Thomas si è guardato alle spalle per controllare che non si fosse fatta troppo male. Thomas dagli occhi blu e i capelli neri, Thomas che la chiama per nome e alza le spalle ai suoi capelli corti - « Non stai male, comunque. ».
Una zazzera bionda e spettinata - gli scherzi di Elija, le risate e una gomma da masticare impigliata tra le ciocche color miele - che si era tagliata da sola, senza nemmeno guardarsi allo specchio.
Jordan osserva le lanterne finché non sono sparite nella manciata di stelle sparse sul cielo, velluto blu scuro, prima di far scivolare apparentemente distratta gli occhi verdi nella folla gremita sul molo di legno - sua madre in un angolo flirta con uno sconosciuto che non la guarda nemmeno -, cercando la sagoma di Tom, da qualche parte. Forse è molto più interessante lui, rispetto alle lanterne.

Jordan chiude gli occhi e improvvisamente è di nuovo ragazzina.
Ha diciassette anni, i capelli rosa e le braccia traforate di buchi. Switch fino a perdere i soldi - il senno il rispetto il controllo. La dignità, quella l'ha già smarrita da qualche parte quando ha accettato di far marchette per Tulio - « Sono per tutti e due, chica, per tutti e due. » -, che si mangia ogni soldo che lei riesce a tirare su scopando con chi decide che vale qualche pesos, al Sangre Amaro in quel di Tartagal.
E' ferma in un vicolo, la schiena nuda contro il muro di lamiera di una delle baracche, le mani strette contro il seno acerbo, il tessuto di una canottiera che una volta aveva tutta la stoffa al punto giusto - non tutti quelli che la pagano sono gentili. Ha uno zigomo pesto - le donne le trattano a ceffoni, al Sangre Amaro - e le banconote stropicciate infilate tra le dita, quasi qualcuno dovesse strappargliele di dosso. Sta cercando di riprendere fiato - inspira espira ispira espira - per andarsene a casa. Non prima di essersi infilata qualche soldo nelle scarpe, dove Tulio non guarda mai. Se per comprarsi altra Switch senza di lui o per farci altro, non è dato sapere.

Jordan chiude gli occhi e improvvisamente è di nuovo ragazza.
Ha ventun'anni, un collare al collo e tanta paura. E' sdraiata su un letto di pellicce, circondata da tre donne anziane che parlano un dialetto stretto di St. Andrew, qualcosa pieno di consonanti e dalle vocali particolarmente aperte. Le piazzano in mano una ciotola di legno colma una bevanda bianca, piuttosto pastosa e dal profumo di latte - « Latte di Luna. » -, ordinandole di berla tutta, fino all'ultima goccia. Farà morire il bambino, riesce a capire a stento, mentre una delle donne le piazza una mano sulla pancia ancora piatta e strofina un paio di volte, recitando una preghiera a lei sconosciuta.
Non è del tutto sicura di volerlo fare, di voler tagliare via quel qualcosa che il suo padrone - Ebwar - le ha piantato nel ventre. Non ha mai riflettuto sulla questione, sull'avere un bambino.
Non lo voglio un bastardo come me.
Svuota la ciotola in un paio di sorsi, storcendo la bocca per l'amaro che le gratta la lingua. Si beve svelta ogni rimpianto di cancellare una vita, spalleggiata dall'egoistica rassicurazione che, comunque, il liberarsi del bambino era un ordine diretto dell'Orso suo Padrone. E per una schiava, questo è già abbastanza.

Jordan chiude gli occhi e improvvisamente è di nuovo lei.
Ha venticinque anni, la pelle dorata dal sole e un lampadario di conchiglie sospeso sul soffitto. Le labbra di Eddie sulla spina dorsale - schiena intrecciata di cicatrici e lentiggini - sgranano le vertebre come grani di un rosario, e le preghiere sono le fusa che sta facendo lei - capelli arruffati e profumati delle lenzuola di lino. La conchiglia bianca che gli ha regalato penzola da un cordino di cuoio, solleticandole la pelle nuda. Whitmon è un angolo di paradiso, lontano da tutti e da tutto quanto anche se solo per una settimana - troppo poco per la pace, troppo senza risposte al suo cortex.
Il silenzio di Lars Wolfwood è l'unica cosa che incrina la sua serenità, ma la bocca del medico che l'è sdraiato addosso torna a reclamare la sua più completa attenzione. C'erano state volte in cui si erano strappati gli abiti di dosso come se fossero stati imbevuti di acido corrosivo e volte in cui non erano nemmeno arrivati a spogliarsi; volte in cui il sesso era stato come un regolamento di conti, la richiesta di una resa - « Non te ne andare. »; c'erano state volte - molte volte - in cui lui le aveva ceduto il controllo, imposto con la tenerezza e la passione, e volte in cui aveva combattuto e la gioia era stata identica sia nella sconfitta che nella vittoria.
Quella particolare mattina, tuttavia, è ben lieta di arrendersi subito e baciargli sulle labbra l'ultimo respiro.

Jordan riapre gli occhi e ciò che vede davanti a sé è la parete screpolata di una cella dei sotterranei di Hall Point.
E' seduta per terra, ha la nuca spalmata contro il muro che confina con la cella di fianco, il naso rotto e una costola incrinata. La canottiera blu stinta ha il bavero macchiato di sangue rappreso che l'ennesima testata di Marshall Lee ha deciso di regalarle.
Tende stancamente una mano verso le sbarre - tintinna un braccialetto d'argento al polso sinistro -, senza volerci davvero arrivare. Lancia una tazza, invece, per far rimbombare metallo contro metallo e svegliare l'occupante della "stanza" accanto - acqua che avrebbe dovuto bere finisce sul pavimento.

« Sveglia Lee, brutto cazzone, dormi da morto. »

Per lo meno, questa volta ha qualcuno con cui parlare. O a cui dare fastidio.

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