lunedì 26 maggio 2014

Behind Blue Eyes.

La chiave nella toppa gratta leggermente verso sinistra quando la inserisce e gira per spingere la porta - barcolla appena, e questa volta non è la tequila.
Solo lo scodinzolare silenzioso di Tallio e i passi felpati di Tac sul pavimento la accolgono in una casa altrimenti vuota - « Vado su New London dai miei. Torno presto. »
Un vago ricordo del suo messaggio le formicola la mente, ancora distratta - stranita incredula - dall'ultimo e casuale incontro nei corridoi dell'Ospedale - non ricordarsi l'appuntamento e trovare tutt'altro.
Uno spettro in vestaglia seduto al bar, il fantasma della bionda e sorridente ragazza che ha conosciuto solo poco tempo prima in un parco - un ritratto e un sorriso, ditate di rosso sotto le lentiggini.
Gli occhi azzurri di Virginie sembravano aver prosciugato ogni traccia di colore dal suo viso - divorato da un terrore che nemmeno lei vuole sentir raccontare.

« Non te lo posso dire. Ma credo che lo verrai a sapere presto. »

Se li è sentiti addosso, brulicanti sulla pelle, e altri due paia le hanno fulminato la mente, nello spazio di un respiro trattenuto e un battito di ciglia.

Gli occhi azzurri di Andres - « Ispida bellezza di St. Andrew. » - che la guardano, tempestosi e preoccupati, nell'odore soffocante di umanità de La Bamba - nei vicoletti di Maracay.
Puttane, piume e papponi.
Il rumore delle percussioni, quella musica così sgraziatamente allegra in sottofondo ad una scena che di allegro non ha assolutamente nulla - i suoi capelli sparsi sul tappeto, il trambusto delle guardie, il dolore alla mano destra.
Gli occhi azzurri di Eddie - i suoi capelli rossi in cui passare le dita - che la fulminano in un ricordo sbiadito, prima che prendesse a pugni Ryan, prima che la piastrina di Nancy tintinnasse ai suoi piedi - assordante almeno quanto le sue stesse parole.
Gli aveva voltato le spalle ed era corsa fuori - ancora una volta - per non leggergli in fondo allo sguardo qualcosa che le avrebbe fatto troppo male.
Troppo, per chi ha semplicemente eseguito degli ordini.

In quell'istante in cui ha spezzato l'equilibrio - lei urla lui resta impassibile -, c'era un sentimento così intenso nei suoi occhi che l'è parso leggerle dentro capitoli di anima che lei non riusciva nemmeno a individuare, intere frasi scritte dalla sua mente, cancellate con mano ferma per non doverle riscoprire un giorno, per caso.
Era tornata perché stare lontana da lui, semplicemente, non riusciva a farlo - a costo di sentirsi la sua rabbia addosso.

« Usa quella cazzo di chiave, Jordan. »

Raggiunge la camera da letto tormentata da questi pensieri, forse per dormire, forse perché ha finito la superficie calpestabile e deve ricominciare da capo.
Sulla sedia alla scrivania, una camicia azzurra - E.B.S. sotto il taschino -, una felpa, tracce di qualcuno che è partito lasciandosi dietro una tranquilla quotidianità, di cui lei ha ricominciato da poco a far parte.
Il polpastrello traccia distrattamente le lettere ricamate sulla stoffa - allineare caramelle sulla mano di Virginie, quasi volesse aggiustarla. Pensa al candido palmo della reporter - mappe indiscrete dei sentieri di una parte dell'anima che doveva restare inesplorata da tutti.
La vecchia di Tartagal che le ha letto la mano anni fa - « Spirito feroce dagli occhi verdi. » - lo sapeva bene, quando le ha bisbigliato all'orecchio il suo futuro. Sapeva che certe strade, anche a conoscerle in anticipo, sono troppo tortuose, troppo difficili da percorrere.
Le labbra della donna sulle sue nocche, la sua silenziosa gratitudine - un passato a Baton Rouge che non racconta mai a nessuno.
Il turbamento di lei all'arrivo di Lars, che sembrava sapere qualcosa riguardo ciò che l'è successo - nuvole torbide dietro i suoi occhi azzurri.
In un impeto istintivo, recupera il suo blocco e inizia a disegnare - grafite su carta ruvida, dita macchiate di polvere grigia.
Disegna ciò che ricorda, disegna ciò che ha visto, disegna ciò che ha sentito a fuoco sulla pelle.
Finirà alle prime luci dell'alba, foglio dopo foglio, finché non sarà soddisfatta.
Eddie, al suo ritorno quel mattino stesso, troverà Jordan appisolata sul tappeto del salotto, circondata da fogli strappati e l'armadio completamente sottosopra, come se qualcuno avesse dormito lì dentro.

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